M O N F E R R A T O A R T E

ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
DEL SACRO MONTE DI CREA
MUSEO CIVICO DI CASALE MONFERRATO
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MONTEMAGNO

MONTEMAGNO

 

Dial. Muntmàgn. Monsmagnus, 974 [BSSS 28, doc. 95, p. 188].
Nel 1935 passò dalla provincia di Alessandria alla nuova provincia di Asti. Nel 1953 dal territorio comunale venne smembrata la borgata Rossi, che fu aggregata al comune di Refrancore [R.D.L. n. 297, 1/4/1935; D.P.R. n. 2591, 26/10/1952].

Abitanti: 1226. Distanza da Casale Km 25 ‑ Altezza: m 260 s. m. Provincia di Asti.

Parrocchia dei Ss. Martino e Stefano. Dipendente dalla pieve di Grana nella diocesi di Asti fino al 1474, quando fu staccata con Calliano per far parte della nuova diocesi di Casale [Settia 1991a, p. 374 n. 89]; nel 1805 rientrò sotto Asti e nel 1817 definitivamente nella diocesi di Casale [Bosio 1894, pp. 134-41].

Chiesa parrocchiale, Assunta: al centro del paese, sotto il castello; si affaccia scenograficamente con un'ampia scalinata sulla piazza di S. Martino, che venne ricavata con la demolizione di un intero isolato del grande ricetto fortificato di Montemagno [Marzi 2012, p. 486]. La chiesa di S. Maria è citata con la chiesa di S. Cipriano nel 1286 ca. [Cotto 1987, doc. 282, p. 128]. Dal 1501 al 1791 facevano capo a questa chiesa, dedicata a S. Maria Maggiore, due benefici parrocchiali (dei Ss. Vittore e Cipriano e di S. Martino) con due parroci; il 17 (o 12) febbraio 1791 il vescovo Avogadro riunì le due parrocchie, sotto la denominazione di S. Martino [Tealdy 1935, p. 487; Grignolio 1993, p. 62; Burlando 1999]. Nel 1822 la chiesa fu dedicata all’Assunta e a S. Giovanni Battista, antico protettore di Montemagno, in seguito solo all’Assunta.

Il nucleo dell’edificio attuale fu costruito attorno al 1730, nel sito di una chiesa precedente che aveva facciata rivolta al castello; venne consacrato il 29/8/1743 da mons. Caravadossi. Nel 1776, su disegno di Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, furono fabbricati il pronao circolare con dieci grandi colonne ioniche (sul modello di S. Maria della Pace a Roma [Perin 2001, p. 196]) e la scalinata, costituita da 48 gradini in pietra di Cumiana intervallati da tre ripiani, sotto cui si formarono un tempietto-cripta a pianta circolare e il cimitero [Grignolio 1993, p. 62; Appiano 1999, p. 16]. Già a impianto rettangolare, la chiesa fu ampliata in forma circolare con cupola (1822-24) su disegno dell’arch. Pietro Delmastro [Casalis, vol. XI, 1843, p. 248]. Nel 1862 la marchesa Maria Fassati de Maistre ordinò a Tommaso Lorenzone un quadro raffigurante il Sacro Cuore di Maria per l’altare della Madonna [Lemoyne 1909, pp. 246, 248]. Nel 1864 don Giovanni Bosco tenne una supplica contro la siccità. Nel 1889 fu ampliata la sacrestia [Ricaldone 1999, p. 280]. Nel 1918 vennero intonacate le colonne del pronao, già in mattoni a vista [Appiano 1999, p. 13]. La facciata fu restaurata nel 1941 [Vergano 1963, p. 28].  Nel 1955 fu dipinto un quadro raffigurante S. Domenico Savio (pittrice Elda Pelletta). Nel 1997 dal tetto dell’atrio fu eliminata una pesante statua di cemento armato pericolante [Appiano 1999, p. 24]. Il terremoto dell’agosto 2000 provocò danni con fissurazioni della cupola.

L’atrio ha volte a botte con unghie e una volta a crociera; in due nicchie sono poste statue di S. Martino e di S. Giovanni Bosco. L’interno è grandioso, con colonne e lesene dai capitelli ionici; le colonne delimitano lo spazio centrale circolare ed una sorta di deambulatorio. Copertura con cupola centrale emisferica, affrescata con l’Assunzione della Vergine tra angeli musicanti; nelle parti laterali della chiesa vi sono volte a vela a pianta triangolare e trapezoidale, intramezzate da volte a bacino ovoidale [Appiano 1999, p. 26]; la volta dell’abside è a catino diviso in spicchi in cui si aprono tre finestre. I dipinti murali (già eseguiti nel 1843) sono opera di Pier Luigi Pasqualini (che lavorò anche nel castello [Casalis, vol. XI, 1843, p. 248; Niccolini 1877, pp. 212, 214]). Dodici vetrate moderne si devono al frate Costantino Ruggeri del convento di Canepanova di Pavia (1980). Ampio presbiterio con lunga balaustrata di marmo bardiglio di Serravezza, che cinge anche due cappelle laterali dedicate a S. Giuseppe e all’Immacolata. Ai lati del presbiterio vi sono affreschi di Pasqualini, raffiguranti S. Martino e la Decollazione del Battista. Altare maggiore di stucco marmorizzato, ornato di testine di angeli (seconda metà del sec. XVIII); il tabernacolo è sormontato da un ciborio sorretto da colonnine. Coro ligneo intagliato a 27 seggi disposti in due ordini [Grignolio 1993, pp. 62-63]; al di sopra c’è una tela di Orsola Caccia raffigurante S. Giovanni Battista (1644), con iscrizione che cita il pievano De Alessi; proviene dalla chiesa non più esistente di S. Giovanni Battista, dove fu segnalata nel 1723 con attribuzione al Moncalvo [Romano 1964, p. 430; Bava 2000c, pp. 72-73; ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 222v]; restauro nel 2000 (Anna Rosa Nicola). Entro nicchie sono collocate tre statue della Madonna, tra cui notevole è la statua settecentesca della Madonna del Rosario collocata ad un altare laterale di sinistra. L’austero pulpito ligneo (sec. XVII) reca intagli geometrici e dorature. Bella cantoria neoclassica con decorazioni dorate; l’organo, costruito da Ferdinando Carcano, fu acquisito nel 1840 [Burlando 1999]. Alle pareti e su colonne sono murate alcune epigrafi (tre trascritte da Niccolini [Niccolini 1877, pp. 220-21]). In sacrestia c’è un grande mobile settecentesco con pannelli intagliati, in cui si conservano paramenti e argenti [Ragusa 2001, p. 84].

SS. Trinità: si affaccia di fronte al fondo del fianco destro della parrocchiale. Fu eretta dalla confraternita omonima nel 1610 [Ricaldone 1999, p. 280]; venne demolita prima del 1730 per poter ampliare la parrocchiale; la ricostruzione iniziata già negli anni trenta del ‘700, fu conclusa nel 1748 [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 226v; Bravo 2002, p. 214]. Restauri nel 1941 (arch. don Angelo Verri). Restauro incompleto nel 1990: sono state asportate la porta centrale del portone ligneo scolpito di inizio '700 e la balaustrata marmorea.

Pianta rettangolare con abside semicircolare. Altar maggiore in muratura intonacata e dipinta a finto marmo, come i due altari laterali di stucco, privi della mensa, con decorazione rococò di grande qualità (1755) [Ragusa 2001, p. 85]. Coro ligneo novecentesco. Sono custoditi numerosi dipinti: al centro dell’abside Madonna col Bambino, Trinità, due vescovi e i Ss. Giovanni Battista, Vittore e Cipriano con un committente (sec. XVI); a sinistra Presepe (sec. XVII); a destra Sposalizio della Vergine (inizi sec. XVII), tutti riferibili a pittori locali. All’altare laterale sinistro Madonna col Bambino e i Ss. Marco e Antonio da Padova, di scuola piemontese (terzo quarto del sec. XVIII); all’altare laterale destro Madonna col Bambino e i Ss. Domenico e Vincenzo Ferreri, di artista emiliano attivo nel Casalese a metà sec. XVIII. Alla parete destra a fianco dell’altar maggiore Madonna col Bambino e i Ss. Carlo, Giacomo, Francesco (che riceve il cingolo dal Bambino), Giovanni Battista e santo francescano, di seguace del Moncalvo (forse Giovanni Crosio, ca. 1610-15, disegno preparatorio agli Uffizi, collocazione originaria ignota) [Romano 1985, p. 242; Bava 2000b, p. 70]; di fronte sul lato sinistro S. Michele tra i Ss. Evasio e Defendente, di Pier Francesco Guala (ca. 1730-40), proveniente dalla chiesa di S. Michele [Soffiantino 1999b, p. 176]. Sulla parete destra poco dopo l’ingresso è posta l’Adorazione dei  pastori (Natività del Vallinò), tavola di pittore influenzato da Gandolfino e da Macrino (ca. 1520) [Cervini 2001a, pp. 111-12], proveniente dalla chiesa della Madonna di Vallinò, qui ospitata dal 1998 dopo un lungo e laborioso restauro concluso nel 1995 (Nicola).

S. Michele: ai piedi della scalinata della parrocchiale. Fu eretta dalla confraternita omonima attorno al 1600 [Ricaldone 1999, p. 280]; demolita nel 1730 per favorire la riedificazione della parrocchiale, quindi ricostruita. L’altar maggiore fu benedetto nel 1756. Il tetto fu rifatto nel 1999. Persistono problemi di umidità con distacco degli intonaci. È sconsacrata ed utilizzata saltuariamente per manifestazioni profane.

Pianta longitudinale a croce commissa. Sulla volta dipinti di Carlo Panizza (1903). L’altar maggiore, ricco di stucchi, aveva una tela del Guala raffigurante S. Michele tra i Ss. Evasio e Defendente (segnalata solo dal 1826), forse proveniente da altra chiesa, ora collocata nella chiesa della Trinità [Soffiantino 1999b, p. 176]. Sul lato destro del presbiterio, in un ambiente a pianta rettangolare, è raccolto il coro ligneo del sec. XIX.

Madonna della Cava: appellativo della strada romana, sprofondata per mancanza di manutenzione, che nell’alto medioevo collegava Asti e Pavia. Fondazione ospedaliera dell’ordine religioso-cavalleresco di Betlemme, forse identificabile con la chiesa di S. Maria citata nel 1286 assieme a S. Cipriano [Pia 1998, pp. LXXVIII-LXXIX]. Nel 1345 era elencata come S. Maria di Betlemme tra le chiese non dipendenti dal vescovo di Asti [Bosio 1894, p. 530]; nel 1577 apparteneva al Sovrano Militare Ordine di Malta [Ricaldone 1999, p. 276]; nel 1621 era ancora cappella dell’Ospedale; successivamente fu intitolata all'Assunta. Nel 1723 subentrò l’appellativo “della Cava”; la chiesa era allora proprietà dei Pollara [Pia 1998, pp. LXXVIII-LXXIX; Villata 2001, p. 109]. All'inizio del sec. XVIII risale verosimilmente una riduzione dell'edificio, con costruzione di una nuova facciata e di parte delle pareti laterali [Crosetto 2001b, p. 102]. Si fecero restauri delle coperture nel 1988, degli affreschi nel 1998-99 (laboratorio Nicola), dell’altare nel 1999 (Enrico Baffoni).

Cappella di proprietà comunale, orientata, ad aula rettangolare. L’abside semicircolare, decorata con una cornice a dentelli scalati (seconda metà del sec. XIII) [Crosetto 2001b, p. 101], è inglobata esternamente nel porticato di una cascina settecentesca. Muratura di mattoni a filari regolari. Facciata a capanna di gusto settecentesco; l’ingresso è sormontato da una finestra ellittica e preceduto da una scalinata di 12 gradini di pietra, delimitata da un parapetto di mattoni. La porta d’accesso e il cancello sono stati donati da privati. Il campanile poggia a cavaliere sul muro perimetrale del lato sud. Pavimento in mattonelle di cotto; volta a vela intonacata con pitture a secco. La parte settentrionale dell'edificio è destinata a cappella funeraria della famiglia Pollara. L’altare, addossato all’abside, è in muratura stuccata marmoreggiata (sec. XVIII) [Pia 1998, pp. LXXVIII-LXXIX; Crosetto 2001b, p. 102]. L’abside è rialzata di un gradino e decorata ad affresco; i dipinti più antichi (datati 1491) raffigurano S. Grato, la Madonna col Bambino, la Crocifissione, S. Sebastiano (rapporti con la produzione della prima metà degli anni settanta di Manfredino Bosilio); una seconda fase decorativa dello stesso artista (inizi sec. XVI) presenta S. Pietro e S. Giovanni Battista all’estremo di sinistra della decorazione, S. Sebastiano all’estremo destro (alla sinistra del S. Pietro vi sono graffiti attribuibili a soldati spagnoli del XVI e XVII secolo). L’affresco proseguiva verosimilmente nel catino absidale, dove c’è una più tarda e modesta Assunzione della Vergine (di pittore piemontese, ca. 1630-40) [Villata 2001, pp. 107-110].

Madonna di Vallinò: dedicata a Maria Nascente, in una valletta piuttosto umida, km 2 a sud del paese, presso la cascina Gli Apostoli. Attestata già nei secoli XVI e XVII quando anche soldati di truppe straniere vi si recavano in preghiera [Asti 2005, p. 165]. A inizio Settecento era in rovina e venne restaurata col denaro ricavato da elemosine [Saletta 1711, vol. I, parte III, c. 227v; ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 224r]. Una solenne processione dal paese alla chiesa viene effettuata ogni anno l'8 settembre, festa della Natività di Maria.

È orientata. Il campanile fu costruito nel 1888; il protiro con timpano triangolare sostenuto da quattro pilastri è più recente. Pavimento in mosaico. Il presbiterio è rialzato di uno scalino; ha una balaustrata di marmo bianco. Altare marmoreo, posteriormente al quale si trova il coro ligneo. In una nicchia è collocata una piccola statua della Madonna col Bambino [Bisoglio 1992]. Le pareti laterali sono tappezzate di lastre marmoree ex voto [Ricaldone 1999, p. 276]. Nel 1982 fu salvata da dispersione la tavola con l’Adorazione dei pastori, detta Natività del Vallinò, restaurata e restituita alla comunità nel 1998, ora nella chiesa della Trinità [Montemagno 1998]. Niccolini segnalava la Vergine del Vallinò, antichissima statua di legno in passato portata processionalmente in paese nei periodi di siccità [Niccolini 1877, p. 226].

S. Stefano: km 4 a sud di Montemagno, nella frazione omonima. Risale al sec. XVIII; fu parrocchiale dal 1891 al 1986 [AD 1969, p. 82; Decreto vescovile 30/6/1986]. Il 28/3/1997 furono rubati un prezioso leggio di legno intarsiato e due acquasantiere di pietra.

È in buono stato, funzionante. Facciata neoclassica, affiancata sul lato sinistro da un alto campanile. Interno a tre navate separate da arcate su robusti pilastri. La navata centrale è coperta da una volta a botte lunettata; quelle laterali hanno volte a vela. L'altare in muratura stuccata e dipinta a finto marmo è opera del 1772 di Cristoforo Solari (che si firma Solaro); come pala d'altare è posta una tela molto inscurita rappresentante la Madonna col Bambino e quattro santi.

S. Rocco: cappella posta nella parte settentrionale del paese. Citata all'inizio del sec. XVIII, di proprietà della Comunità [Saletta 1711, vol. I, parte III, c. 227v; ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 221v].

Facciata settecentesca con frontone curvilineo; abside semipoligonale; piccolo campanile sul fianco destro. Il modesto altare ha un quadro con S. Rocco.

S. Croce: nel rione omonimo, antica contrada di Rechiuso. Di proprietà privata. Citata all'inizio del sec. XVIII; nel 1723 veniva descritto un quadro con la Madonna, S. Elena e S. Marco [Saletta 1711, vol. I, parte III, c. 227v; ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 221v].

Piccolo edificio ad aula rettangolare irregolare, con facciata intonacata culminante con un frontone curvilineo. Il fianco destro della chiesa aderisce a un'abitazione; le altre pareti esterne sono in mattoni a vista. Posteriormente sul lato destro si innalza un esile campanile. La porta d'ingresso, innalzata sul piano stradale e raggiungibile con una scala di vari gradini, è sormontata da un timpano triangolare e da un oculo con elegante cornice.

Cappella dell’Asilo: in stile barocco.

S. Martino: su un piccolo rilievo presso la strada per Grana. Citata nel 1345 [Bosio 1894, p. 525], già parrocchiale. È del tutto spoglia, in cattivo stato, col tetto parzialmente crollato (2005).

S. Vittore (diruto): sul poggio omonimo presso il cimitero, 650 metri a sud-est dell’abitato. La costruzione romanica è datata dal Kingsley Porter al 1145 [Porter 1917, vol. III, p. 67]. Prima notizia nel 1309 [Cotto 1992, doc. 803, p. 446]. Nel 1568, pur non essendo più officiata, manteneva il titolo di parrocchiale, unita alla chiesa di S. Cipriano; era in cattivo stato, priva di pavimento e porte; non aveva campane. All’interno c’erano un altare di pietra e alcuni affreschi. Nel 1584 aveva perso il titolo di parrocchiale a favore della chiesa di S. Maria, nella quale venne eretto a ricordo un altare dedicato a S. Vittore. Nel corso del sec. XVII si degradò fino a ridursi a un rudere, ma venne radicalmente restaurata all’inizio del sec. XVIII e fu benedetta il 13/11/1707. Nel 1718 crollò la volta. Ancora conservata nel 1769, decadde in modo definitivo successivamente [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 223r; Bordone 1984b, pp. 130-31]. Nel 1911 venne comunque elencata tra gli edifici monumentali nazionali [Alessandria 1911, p. 34]. Ulteriori restauri conservativi: 1900 (a seguito dei danni provocati il 29/7/1900 da un temporale), 1927, 1980; sistemazione del sito, restauro di catino absidale e coperture nel 1999 (ditta Arkaia) [Burlando 1999]. Nel 1995 il comune la acquistò dalla Curia.

Restano solo l’abside con relativo semicatino e il campanile a pianta quadrata, poggiante all’interno dello spazio dell’aula su una colonna di mattoni; pareti in arenaria squadrata con filari di laterizi interposti orizzontalmente. All’esterno l’abside è divisa da una lesena in laterizio in due campiture, ciascuna con monofora a doppia strombatura e arco a tutto sesto; coronamento ad archetti pensili monolitici sovrastati da una cornice modanata [De Stefano 1960, pp. 12-13; Bordone 1984b, pp. 129-30]. Al livello delle bifore del campanile vi sono graffiti con stemmi; altri graffiti sono alla base del campanile [Tonello 1998, p. LXXI; Aletto 2004, pp. 33-35].

S. Tecla: cappella campestre presso le cascine Aletti. Fondata in epoca imprecisata dalla famiglia Aletto su un proprio fondo. Una disposizione testamentaria del 1661 impegnava i discendenti della famiglia a far cantare nella chiesa una messa ogni anno in occasione della festa di S. Tecla (23 settembre), legato che fu rispettato fino alla prima metà del XIX secolo [1]. Nel 1723 la chiesa era in buone condizioni e aveva una grande icona con le immagini di Maria Vergine, S. Tecla e altra santa [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, ff. 223r-v].

L'attuale piccolo edificio è spoglio. Facciata a capanna rivolta a ovest, intonacata e conclusa lateralmente da una coppia di lesene doppie. Ai lati della porta d'ingresso si aprono due strette finestre con cuspide triangolare. Interno ad aula rettangolare, voltata a botte, con pareti scrostate; c'è solo una modesta mensa d'altare sorretta da due rustiche colonnette.


1 Notizia di Luisa Vigna (2023), tratta dalle risposte del parroco al questionario per la visita pastorale di Monsignor Nazari di Calabiana del 1853.